16-11-2009

n.sentenza: 24200
LICENZIAMENTO ILLEGITTIMO: DIRITTO DEL LAVORATORE A PERCEPIRE LE RESTRIBUZIONI FINO AL PAGAMENTO EFFETTIVO DELL'INDENNITA'

Nel caso in cui il lavoratore ottenga l'annullamento del licenziamento e che opti per l'esercizio della facoltà di opzione prevista dall'art. 18 St. Lav. per l'indennità di 15 mensilità in sostituzione della reintegrazione nel posto di lavoro, il datore di lavoro è tenuto a versare al lavoratore le retribuzioni maturate dal giorno della scelta dell'opzione fino al momento in cui effettua il pagamento di detta indennità.
Il presupposto della statuizione si basa sul fatto che l'esercizio della facoltà di opzione non estingue il rapporto di lavoro, ossia non equivale a dimissioni; da qui il diritto del lavoratore alla retribuzione prevista fino all'effettivo percepimento dell'indennità sostitutiva.
Il sistema dell'art. 18 cit. si fonda sul principio di effettiva realizzazione dell'interesse del lavoratore a non subire, o a subire al minimo, i pregiudizi conseguenti al licenziamento illegittimo; tale principio, chiamato "di effettività dei rimedi", impedisce al datore di lavoro di tardare nel pagamento dell'indennità in questione assoggettandosi al solo pagamento di rivalutazione ed interessi ex art. 429 c.p.c..
Il principio di effettività dei rimedi giurisdizionali, fa sì che il rimedio risarcitorio, ossia del risarcimento del danno sopportato dal lavoratore per ritardato percepimento dell'indennità sostitutiva deve ridurre il più possibile il pregiudizio subito dal lavoratore e, in corrispondenza, distogliere il datore di lavoro dall'inadempimento o dal ritardo nell'adempiere l'obbligo indennitario.
Avv. Roberto Pacchioli

05-10-2009

n.sentenza: 21221
NULLO IL LICENZIAMENTO CONTESTATO IN RITARDO

La Corte di Cassazione con la sentenza n. 21221 del 5 ottobre 2009 ha stabilito che può essere annullato il licenziamento comunicato al lavoratore in ritardo rispetto ai fatti oggetto di contestazione. In accoglimento parziale del ricorso di un direttore di ufficio postale licenziato a causa di un procedimento penale pendente a suo carico, la Cassazione ha sentenziato che "nel licenziamento per giusta causa, l'immediatezza della comunicazione del provvedimento espulsivo rispetto al momento della mancanza addotta a sua giustificazione, ovvero rispetto a quello della contestazione, si configura come elemento costitutivo del diritto al recesso del datore di lavoro. Questo in quanto la non immediatezza della contestazione o del provvedimento espulsivo induce ragionevolmente a ritenere che il datore di lavoro abbia soprasseduto al licenziamento ritenendo non grave o comunque non meritevole della massima sanzione la colpa del lavoratore. Il requisito dell'immediatezza deve essere inteso in senso relativo, potendo in concreto essere compatibile con un intervallo di tempo, più o meno lungo, quando l'accertamento e la valutazione dei fatti richieda uno spazio temporale maggiore, ovvero quando la complessità della struttura organizzativa dell'impresa possa far ritardare il procedimento di recesso, restando comunque riservata al giudice di merito la valutazione delle circostanze di fatto che in concreto giustificano o meno il ritardo". Avv. Roberto Pacchioli

22-06-2009

n.sentenza: 14586
IL DIPENDENTE CHE ABBANDONA IL POSTO DI LAVORO NON PU0' ESSERE LICENZIATO IN ASSENZA DI SANZIONI DISCIPLINARI PRECEDENTI

Con la sentenza n. 14586/09 la Corte di Cassazione, vagliando la lunga durata del rapporto di lavoro e l'assenza di precedenti sanzioni durante la carriera lavorativa, ha annullato il licenziamento intimato ad un dipendente che aveva abbandonato senza giustificazione il posto di lavoro Nelle motivazioni sono stabiliti i parametri che devono essere seguiti prima di licenziare un dipendente che abbandona il posto di lavoro. Questa la motivazione: "In caso di licenziamento per giusta causa, ai fini della proporzionalità fra fatto addebitato e recesso, viene in considerazione ogni comportamento che per la sua gravità, sia suscettibile di scuotere la fiducia del datore di lavoro e di far ritenere che la continuazione del rapporto si risolva in un pregiudizio per gli scopi aziendali, essendo determinante, ai fini del giudizio di proporzionalità , l'nfluenza che sul rapporto di lavoro sia in grado di esercitare il comportamento del lavoratore che, per le sue concrete modalità e per il contesto di riferimento, appaia suscettibile di porre in dubbio la futura correttezza dell'adempimento e denoti una scarsa inclinazione ad attuare diligentemente gli obblighi assunti, conformando il proprio comportamento ai canoni di buona fede e correttezza. Spetta al giudice di merito valutare la congruità della sanzione espulsiva non sulla base di una valutazione astratta del fatto addebitato, ma tenendo conto di ogni aspetto concreto della vicenda processuale che, alla luce di un apprezzamento unitario e sistematico, risulti sintomatico della sua gravità rispetto ad un'utile prosecuzione del rapporto di lavoro, assegnandosi a tal fine preminente rilievo alla configurazioni che delle mancanze addebitate faccia contrattazione collettiva, ma pure all’intensità dell’elemento intenzionale, al grado di affidamento richiesto dalle mansioni svolte dal dipendente, alle precedenti modalità di attuazione del rapporto (ed in specie alla sua durata e all'assenza di precedenti sanzioni), alla sua particolare natura e tipologia".
Avv. Roberto Pacchioli

20-03-2009

n.sentenza: 6907
Mobbing: vietato inveire continuamente contro i dipendenti

I rimproveri orali, le vessazioni e le aggressioni verbali, continue, dei datori di lavoro nei confronti dei dipendenti davanti a tutti i colleghi, possono integrare la fattispecie di mobbing. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione che, con la sentenza n. 6907 del 20 marzo 2009, ha respinto il ricorso di un'azienda milanese i cui responsabili avevano messo per mesi "sotto stress" una dipendente con continui rimproveri orali effettuati adottando toni pesanti ed in modo tale che potessero essere uditi dagli altri colleghi di lavoro.

05-12-2008

n.sentenza: 45335
Infortuni: il marchio Ce e il difetto di fabbrica della macchina non esonerano il datore

Il marchio Ce di una macchina e il difetto di fabbrica non mettono al riparo il datore di lavoro dalla responsabilità penale per l'infortunio o la morte dei dipendenti. Il giro di vite arriva dalla Cassazione che, con la sentenza n. 45335 del 5 dicembre 2008, ha confermato la corresponsabilità dell'amministratore di una società edile per il grave infortunio nel quale è rimasto coinvolto un operaio.

05-11-2008

n.sentenza: 26590
Niente danno morale al lavoratore per il risentimento dovuto a un licenziamento ingiusto

Il lavoratore ingiustamente licenziato non ha diritto al danno morale a meno che le modalità dell'interruzione del rapporto, da parte dell'azienda, non siano state ingiuriose e tali da ledere, di fronte ai colleghi, l'immagine di chi ha perso il posto. Quindi, in casi normali di interruzione del rapporto di lavoro, per quanto ingiusti, ma attuati con modalità di routine, precisa la Cassazione con la sentenza n. 26590 del 5 novembre 2008, è quasi impossibile ottenere il ristoro del risentimento provato per l'umiliazione subita.

05-11-2008

n.sentenza: 35058
Dipendenti pubblici:la finta presenza può essere falso ideologico

Timbrano e se ne vanno, nuova stretta sui fannulloni. Rispondono di concorso in falso ideologico con i loro capi quando questi ne attestano la presenza. Non solo. Rischiano una condanna per truffa anche se hanno portato a termine tutti i compiti loro assegnati: "non si tratta di liberi professionisti che devono fornire un risultato ma di dipendenti che devono fornire puntualmente una prestazione di lavoro".

30-10-2008

n.sentenza: 26239
Perde il posto chi si fa timbrare il cartellino

Guai ai lavoratori che, per nascondere il ritardo mattutino, si fanno timbrare il cartellino da un collega. Rischiano di essere licenziati.
Sentenza n. 26239 del 30 ottobre 2008.

13-10-2008

n.sentenza: 25104
Accertamenti, il quadernone del dipendente di fiducia conta

Le decisioni sugli accertamenti fiscali continuano a fare notizia. È valido anche quello dell'Iva basato sui dati rivenuti nel quaderno di un dipendente, che gode della fiducia dei vertici aziendali e che conosce "il ciclo di produzione", e dal quale emerge che parte della merce è stata venduta in nero.
Sentenza 25104 del 13 ottobre 2008

29-09-2008

n.sentenza: 24293
Vietato spostare gli impiegati nei call center

Le attività nei call center "sono elementari" e rischiano di "fossilizzare le capacità" di chi ci lavora. Per questo, anche a parità di contratto collettivo, i dipendenti non possono essere spostati nei call center se prima svolgevano altre mansioni con maggiori occasioni di crescita professionale.
Sentenza 24293 del 29 settembre 2008

02-09-2008

n.sentenza: 22059
L'azienda può trasferire il dipendente sempre in lite con i colleghi

Il dipendente che litiga sempre con i colleghi compromettendo così la serenità dell'ambiente di lavoro può essere trasferito dall'azienda contro la sua volontà.
Sentenza n. 22059 del 2 settembre 2008.

07-08-2008

n.sentenza: 21365
Chi aiuta nei lavori di casa si presume che sia dipendente

Stretta della Cassazione sul lavoro domestico. Si presume che chi aiuta nei lavori di casa sia un dipendente regolarmente retribuito. Non lo è quando viene invece provato, al di là di ogni ragionevole dubbio, che il legame affettivo è paragonabile a quello di un familiare.
Sentenza n. 21365 del 7 agosto 2008.

07-08-2008

n.sentenza: 21380
Il lavoratore non deve giustificare le assenze? non per questo è precario

Il lavoratore che in azienda non è obbligato a giustificare le assenze non è necessariamente un precario. Infatti, lo è solo nel caso in cui la mancata giustificazione non comporta "conseguenze disciplinari".
Sentenza n. 21380 del 07 agosto 2008

01-08-2008

n.sentenza: 21031
Lavoro saltuario e precariato

Stretta della Cassazione sul precariato. Non può essere inquadrato come precario neppure il lavoratore che svolge attività solo saltuariamente e che viene pagato con ritenuta d’acconto, se è vincolato agli orari e alle direttive dell’azienda. Lo ha stabilito la Suprema Corte con la sentenza n. 21031 del 1 agosto 2008.

01-08-2008

n.sentenza: 21028
Mobbing e visite fiscali

Niente mobbing senza la prova della persecuzione. Infatti nessuno può dirsi mobbizzato per il solo fatto di essere continuamente soggetto alle visite domiciliari che manda l'azienda. Sentenza n. 21028 del 1 agosto 2008.

25-07-2008

n.sentenza: 31388
Vietato dire ai dipendenti "non capisci un c..".

ischia una condanna per ingiuria il capo che dice al dipendente "non capisci un c..". Lo ha stabilito la Corte di cassazione con la sentenza n. 31388 del 25 luglio 2008.

22-07-2008

n.sentenza: 20188
Morti bianche e tutela alle famiglie

Più tutelate le famiglie in caso di morti bianche: infatti i parenti stretti hanno diritto a essere sempre risarciti del danno morale senza che debbano provare l'entità della sofferenza. Con la sentenza n. 20188 del 22 luglio 2008, la Corte di cassazione ha accolto il sesto motivo del ricorso della mamma e del fratello di un operaio deceduto per causa di servizio.

06-06-2008

n.sentenza: 15069
Agenzia

In materia di rapporto di agenzia, il proponente non può operare, con continuità, nella zona di competenza dell'agente ma, ai sensi dell'art. 1748, secondo comma, cod. civ., ha solamente la facoltà di concludere, direttamente, singoli affari, anche se di rilevante entità, dal cui compimento sorge il diritto dell'agente medesimo a percepire le cosiddette provvigioni indirette; ne consegue che, ove l'intervento del proponente sia meramente isolato, il diritto al pagamento della provvigione ha, a sua volta, natura episodica e non periodica, e, come tale, è soggetto alla prescrizione ordinaria di cui all'art. 2946 cod. civ. e non alla prescrizione "breve" ex art. 2948, n. 4, cod. civ..

18-05-2008

n.sentenza: 16207
Congedi parentali

Stretta sui congedi parentali. Il lavoratore non ne può usufruire per contribuire alle esigenze organizzative della famiglia ma solo per la cura diretta dei figli. Sentenza n. 16207 del 18 maggio 2008.

14-04-2008

n.sentenza: 9812
L'impiegato in un call center ha diritto ad essere inquadrato come lavoratore subordinato

Stop alle storie di quotidiana precarietà. Chi lavora all’interno di un call center e fa chiamate seguendo le direttive del datore sul numero delle telefonate, sull’esito e sull’orario di lavoro ha diritto ad essere inquadrato dall’azienda come lavoratore subordinato con tanto di contributi Inps. Sentenza 9812 del 14 aprile 2008.

04-04-2008

n.sentenza: 8740
Mobbing: difficile nel pubblico impiego

Non può dirsi demansionato o mobbizzato il capo-reparto di un ufficio pubblico che viene sostituito da un neo-assunto perché l'ente ha cambiato l'organico e creato un nuovo posto sopra di lui. Ciò purché abbia mantenuto incarichi congrui al suo inquadramento, anche se di fatto non è più il vertice del settore. Sezioni unite civili, sentenza n. 8740 del 4 aprile 2008.

20-03-2008

n.sentenza: 7600
Il lavoratore che si assenta senza permesso non può essere licenziato

Non può essere licenziato il lavoratore che si assenta dal posto di lavoro senza chiedere il permesso. Tanto più quando fino a quel momento si era comportato bene. Sentenza n. 7600 del 20 marzo 2008

07-03-2008

n.sentenza: 6194
Storno dei dipendenti: difficoltà della prova

Lo storno dei dipendenti diventa molto difficile da provare: infatti, è necessario dimostrare, non soltanto che l'azienda concorrente ha assunto alcuni ex lavoratori, ma anche che per numero e conoscenze specifiche abbia cagionato un danno alla prima impresa. Sentenza n. n. 6194 del 7 marzo 2008.

07-03-2008

n.sentenza: 6211
Niente infortunio in itinere per il lavoratore che usa il proprio mezzo perché la fermata dell'autobus è lontana

Non ha diritto a nessuna copertura assicurativa il lavoratore che, per andare in ufficio, ha preso il proprio mezzo di trasporto perchè la fermata dell'autobus è troppo lontana e quella più vicina è chiusa per lavori. Sentenza n. 6211 del 7 marzo 2008.

14-02-2008

n.sentenza: 3776
Infortunio del lavoratore in itinere esteso

Va riconosciuto l'infortunio in itinere al lavoratore che fa il tragitto con la sua auto se non ha preso l'autobus a causa di uno sciopero. Sentenza 3776 del 14 febbraio 2008.

18-01-2008

n.sentenza: 1077
Licenziamento di un sanitario che fa esami clinici gratis

Può essere licenziato il sanitario che fa esami gratis ai pazienti senza l'autorizzazione della direzione. Sentenza n. 1077 del 18/01/2008

30-03-2007

n.sentenza: 7880
Lavoro-Categoria, qualifica, mansioni-Licenziamento

MASSIMA TRATTA DAL SITO UTET GIURIDICA '' RICERCA FATTA PER: LAVORO (RAPPORTO) '' MASSIMA N. 7880 DEL 30/03/2007, CASS. CIV.. SEZ. UNITE

Le garanzie procedimentali dettate dall'art. 7, commi 2 e 3, L. 20 maggio 1970, n. 300 devono trovare applicazione nell'ipotesi di licenziamento di un dirigente, a prescindere dalla specifica collocazione che lo stesso assume nell'impresa, sia se il datore di lavoro addebiti al dirigente stesso un comportamento negligente (o in senso lato colpevole) sia se a base del detto recesso ponga, comunque, condotte suscettibili di farne venir meno la fiducia. Dalla violazione di dette garanzie, che si traduce in una non valutabilità  delle condotte causative del recesso , scaturisce l'applicazione delle conseguenze fissate dalla contrattazione collettiva di categoria per il licenziamento privo di giustificazione, non potendosi per motivi (oltre che giuridici) logico sistematici assegnare all'inosservanza delle garanzie procedimentali effetti differenti da quelli che la stessa contrattazione fa scaturire dall'accertamento della sussistenza dell'illecito disciplinare o di fatti in altro modo giustificativi del recesso.

15-03-2007

n.sentenza: 1253
Lavoro-lavoro subordinato in genere

MASSIMA TRATTA DAL SITO UTET GIURIDICA '' RICERCA FATTA PER: LAVORO (RAPPORTO) ''MASSIMA N. 1253 DEL 15/03/2007, CONS. STATO SEZ. VI

Il rapporto dei lavoratori socialmente utili presenta caratteri del tutto peculiari quali l'occupazione per non più di ottanta ore mensili, il compenso orario uguale per tutti (sostitutivo della indennità  di disoccupazione) versato dallo Stato e non dal datore di lavoro, la limitazione delle assicurazioni obbligatorie solo a quelle contro gli infortuni e le malattie professionali.

15-03-2007

n.sentenza: 1253
Lavoro-lavoro subordinato in genere

MASSIMA TRATTA DAL SITO UTET GIURIDICA '' RICERCA FATTA PER: LAVORO (RAPPORTO) ''MASSIMA N. 1253 DEL 15/03/2007, CONS. STATO SEZ. VI

Il rapporto dei lavoratori socialmente utili non comporta la cancellazione dalle liste di collocamento

15-03-2007

n.sentenza: 1253
Lavoro-lavoro subordinato in genere

MASSIMA TRATTA DAL SITO UTET GIURIDICA '' RICERCA FATTA PER: LAVORO (RAPPORTO) ''MASSIMA N. 1253 DEL 15/03/2007, CONS. STATO SEZ. VI

Le caratteristiche dei lavori socialmente utili non ne consentano la qualificazione come rapporto di impiego.

15-03-2007

n.sentenza: 1253
Lavoro-lavoro subordinato in genere

MASSIMA TRATTA DAL SITO UTET GIURIDICA '' RICERCA FATTA PER: LAVORO (RAPPORTO) ''MASSIMA N. 1253 DEL 15/03/2007, CONS. STATO SEZ. VI

Il rapporto dei lavoratori socialmente utili trae origine da motivi assistenziali (rientrando nel quadro dei c.d. ammortizzatori sociali).

15-03-2007

n.sentenza: 1253
Lavoro- lavoro subordinato in genere

MASSIMA TRATTA DAL SITO UTET GIURIDICA '' RICERCA FATTA PER: LAVORO (RAPPORTO) '' MASSIMA N. 1253 DEL 15/03/07, CONS. STATO. VI

Il rapporto dei lavoratori socialmente utili presenta caratteri del tutto peculiari quali l'occupazione per non più di ottanta ore mensili, il compenso orario uguale per tutti (sostitutivo della indennità  di disoccupazione) versato dallo Stato e non dal datore di lavoro, la limitazione delle assicurazioni obbligatorie solo a quelle contro gli infortuni e le malattie professionali.

15-03-2007

n.sentenza: 1253
Lavoro - lavoro subordinato in genere

MASSIMA TRATTA DAL SITO UTET GIURIDICA '' RICERCA FATTA PER: LAVORO (RAPPORTO) '' MASSIMA N. 1253 DEL 15/03/2007, CONS. STATO. SEZ. VI

Il rapporto dei lavoratori socialmente utili non comporta la cancellazione dalle liste di collocamento.

15-03-2007

n.sentenza: 1253
Lavoro- lavoro subordinato in genere

MASSIMA TRATTA DAL SITO UTET GIURIDICA '' RICERCA FATTA PER: LAVORO (RAPPORTO) '' MASSIMA N. 1253 DEL 15/03/2007, CONS. STATO. SEZ. VI

Le caratteristiche dei lavori socialmente utili non ne consentano la qualificazione come rapporto di impiego.

15-03-2007

n.sentenza: 1253
Lavoro-Lavoro subordinato in genere

MASSIMA TRATTA DAL SITO UTET GIURIDICA '' RICERCA FATTA PER: LAVORO (RAPPORTO) '' MASSIMA N. 1253 DEL 15/03/2007, CONS. STATO. SEZ. VI

Il rapporto dei lavoratori socialmente utili trae origine da motivi asssistenziali (rientrando nel quadro dei c.d. ammortizzatori sociali).

15-03-2007

n.sentenza: 1253
Lavoro - lavoro subordinato in genere

MASSIMA TRATTA DAL SITO UTET GIURIDICA '' RICERCA FATTA PER: LAVORO (RAPPORTO) '' MASSIMA N. 1253 DEL 15/03/2007, CONS. STATO. SEZ. VI

Il rapporto dei lavoratori socialmente utili riguarda un impegno lavorativo precario.

05-03-2007

n.sentenza: 1036
Lavoro-lavoro subordinato in genere

MASSIMA TRATTA DAL SITO UTET GIURIDICA '' RICERCA FATTA PER: LAVORO (RAPPORTO) ''MASSIMA N. 1036 DEL 05/03/2007, CONS. STATO SEZ. IV

La disposizione di cui all'art. 1 D.L. n. 195/2002, reca disposizioni di carattere eccezionale in quanto volte a consentire una deroga alla normativa ordinaria concernente il regime contingentato degli interessi dei lavoratori extracomunitari, ai fini della ''legalizzazione'' delle prestazioni di lavoro irregolare; ne consegue che in virtù dei criteri ermeneutici dettati dall'art. 14 delle preleggi, essa non può trovare applicazione oltre i casi ed i tempi in essa considerati.

05-03-2007

n.sentenza: 1036
Lavoro-Lavoro subordinato in genere

MASSIMA TRATTA DAL SITO UTET GIURIDICA '' RICERCA FATTA PER: LAVORO (RAPPORTO) '' MASSIMA N. 1036 DEL 5/03/07, CONS. STATO SEZ. VI

La disposizione di cui all'art. 1 D.L. n. 195/2002, reca disposizioni di carattere eccezionale in quanto volte a consentire una deroga alla normativa ordinaria concernente il regime contingentato degli interessi dei lavoratori extracomunitari, ai fini della ''legalizzazione'' delle prestazioni di lavoro irregolare; ne consegue che in virtù dei criteri ermemeutici dettati dall'art. 14 delle preleggi, essa non può trovare applicazione oltre i casi ed i tempi in essa considerati.

21-02-2007

n.sentenza:
Lavoro - Assunzione

TRATTA DAL SITO UTET GIURIDICA '' RICERCA FATTA PER: LAVORO (RAPPORTO) '' MASSIMA DEL 21/02/52007 DELLA CORTE DI APP. SEZ LAVORO

Al fine della conversione del rapporto di lavoro da collaborazione coordinata e continuativa (di cui all'art. 2222 c.c.) a lavoro subordinato è necessario, in primo luogo, accertare la reale comune volontà  dei contraenti di costituire un rapporto di lavoro dipendente e, successivamente, è necessario che la parte che ricorre per la conversione del rapporto di lavoro dimostri l'esistenza di indici significativi della subordinazione, idonei, per la loro consistenza, univocità  e concordanza, a superare la presunzione nascente dalla originaria qualificazione dei contraenti (quali l'orario di lavoro, l'eterodeterminazione, ecc.).

15-02-2007

n.sentenza:
Litisconsorzio necessario

Nel caso di trasferimento d'azienda non sussiste una ipotesi di litisconsorzio necessario tra cedente ed acquirente, in quanto il vincolo di solidarietà  per i crediti del lavoratore, che l'art. 2112 c.c. pone a carico del cedente, non da luogo a litisconsorzio necessario.

15-02-2007

n.sentenza:
Licenziamento intimato oralmente

Il licenziamento intimato oralmente deve ritenersi giuridicamente inesistente ed improduttivo di effetti, per cui il lavoratore ha diritto a ricevere la retribuzione sino alla riammissione in servizio stante l'inidoneità  del recesso verbale ad incidere sulla continuità  giuridica del rapporto di lavoro e dovendo assegnarsi alla responsabilità  esclusiva del datore di lavoro, effettiva utilizzazione delle energie lavorative del dipendente.

15-02-2007

n.sentenza:
Lavoro-Licenziamento in genere

TRATTA DAL SITO UTET GIURIDICA-RICERCA FATTA PER: LAVORO (RAPPORTO) ''MASSIMA DEL 15/02/2007, APP. POTENZA, SEZ. LAVORO

In tema di riparto dell'onere probatorio in ordine ai presupposti di applicazione della tutela reale o obbligatoria al licenziamento di cui sia accertata l'invalidità  '' la dimensione dell'impresa, inferiore ai limiti stabiliti dall'art. 18 della legge n. 300 del 1970, costituisce, tra gli altri, fatto impeditivi del diritto soggettivo del lavoratore a riprendere l'attività  e deve, perciò, essere provato dal datore di lavoro in quanto l'individuazione di siffatto onere probatorio a carico di quest'ultimo persegue la finalità  di non rendere troppo difficile l'esercizio del diritto del lavoratore, il quale a differenza del datore di lavoro, è privo della ''disponibilità '' dei fatti idonei a provare il numero dei lavoratori occupati nell'impresa (Cass. Civ., Sez. Unite, 10/01/2006, n. 141)

15-02-2007

n.sentenza:
Lavoro-Indennità  di anzianità  in genere

TRATTA DAL SITO UTET GIURIDICA-RICERCA FATTA PER: LAVORO (RAPPORTO) ''MASSIMA DEL 15/02/2007, APP. ROMA, SEZ. LAVORO

Il diritto al trattamento di fine rapporto sorge alla cessazione del rapporto di lavoro e solo da questa data decorre il termine di prescrizione, mentre concorrono a determinarne l'ammontare anche gli accantonamenti relativi a retribuzioni per le quali il diritto sia ormai prescritto, poichè quelle retribuzioni rilevano solo come base di computo del T:F:R: e non come componenti del relativo diritto (Cass. Sez. Lavoro, sentenza n. 11470 del 18/11/1997)

15-02-2007

n.sentenza:
Lavoro- Categoria, qualifica, mansioni (mutamento di mansioni)

TRATTA DAL SITO UTET GIURIDICA-RICERCA FATTA PER: LAVORO (RAPPORTO) ''MASSIMA DEL 15/02/2007, APP. ROMA, SEZ. LAVORO

La contrattazione collettiva stabilisce (art. 38, comma 7, CCNL) che per conseguire il superiore inquadramento come quadro o dirigente sia necessario lo svolgimento continuativo delle mansioni superiori per un periodo di almeno sei mesi, mentre invece la normativa di carattere generale delle Poste richiama la disposizione di cui all'art. 2103 c.c..

15-02-2007

n.sentenza:
Lavoro-Categoria, qualifica, mansioni

TRATTA DAL SITO UTET GIURIDICA '' RICERCA FATTA PER: LAVORO (RAPPORTO) '' MASSIMA DEL 15/02/52007 DELLA CORTE DI APP. SEZ LAVORO

La contrattazione collettiva stabilisce (art. 38, comma 7, CCNL) che per conseguire il superiore inquadramento come quadro o dirigente sia necessario lo svolgimento continuativo delle mansioni superiori per un periodo di almeno sei mesi, mentre invece la normativa di carattere generale delle Poste richiama la disposizione di cui all'art. 2103 c.c..

09-02-2007

n.sentenza: 2898
Risoluzione del rapporto - Ccnl

Il Ccnl di settore, nella parte in cui preveda l'automatica risoluzione del rapporto di lavoro al compimento del 65° anno di età  del lavoratore, è nullo per violazione di norme imperative.

09-02-2007

n.sentenza: 2898
65° anno di età - Licenziamento (reintegrazione sul posto di lavoro)

Il datore di lavoro, a fronte di un giudicato il quale accerti il diritto del lavoratore alla reintegrazione nel posto di lavoro, non può unilateralmente ritenere che il rapporto di lavoro si sia risolto par altra causa, dovendo l'eventuale circostanza impeditiva alla reintegrazione essere fatta valere nel giudizio in cui la reintegrazione è stata disposta. (Nella fattispecie il datore di lavoro, successivamente all'ordine di reintegrazione, aveva ritenuto questo inapplicabile ed il rapporto risolto per il compimento del 65° anno di età  del lavoratore).

05-02-2007

n.sentenza:
Orario di lavoro

In tema di compenso per lavoro straordinario, la regola di cui all'art. 5 R.D.L. n. 692 del 1923 (e all'art. 3 del R:D:L: n. 2328/1923 relativo al personale addetto ai pubblici servizi di trasporto in concessione), secondo cui la maggiorazione per il lavoro straordinario non può essere inferiore al dieci per cento della retribuzione ordinaria, si riferisce esclusivamente alle ore di straordinario eccedenti la giornata la giornata normale di lavoro prevista in otto ore giornaliere e quarantotto ore settimanali. Nell'ipotesi in cui la contrattazione collettiva, in base all'art. 2108 cod. civ., fissi un orario massimo di lavoro normale inferiore alle otto ore giornaliere e alle quarantotto ore settimanali, è sufficiente per il lavoro straordinario una remunerazione maggiore rispetto a quella corrisposta per il lavoro ordinario, ma non è necessario che tale remunerazione sia pari o superiore al dieci per cento della paga ordinaria. Deve pertanto ritenersi che la volontà  delle parti in sede di contrattazione collettiva di tener fermo l'attuale orario di lavoro (di 39 ore settimanali) ai fini retributivi, mentre si fissa in 37 ore settimanali l'orario di servizio, vale a predeterminare uno stabile parametro di riferimento sia paer la retribuzione base che per il calcolo degli altri istituti retributivi di carattere eventuale, con conseguente legittimità  del criterio applicato dal datore di lavoro, per la determinazione della retribuzione base oraria, della utilizzazione di un divisore diverso da quello corrispondente al diminuito orario di lavoro.

05-02-2007

n.sentenza:
Lavoro e previdenza - procedimento in genere

L'intervenuta cassazione della sentenza per contraddittorietà  della motivazione, discendente dal fatto che la Corte di Appello, dopo aver affermato la mancata contestazione dei conteggi prodotti dal ricorrente, ha condannato l'istituto di previdenza al pagamento di una somma minore rispetto a quella degli stessi risultante, comporta che nel giudizio di rinvio, ove effettivamente ricorra la mancata contestazione, l'istituto deve essere condannato al pagamento della maggior somma risultante dai conteggi prodotti.

01-02-2007

n.sentenza:
Lavoro subordinato -Irrilevanza della natura dell'assunzione

In ordine alla natura subordinata o saltuaria del rapporto di lavoro, non ha alcuna rilevanza la ragione dell'assunzione, in particolare i vincoli di amicizia intercorrenti tra il figlio del titolare della società  datrice ed il coniuge del lavoratore (non valendo tali ragioni ad escludere la natura subordinata del rapporto in concreto instaurato) né ha alcuna rilevanza il godimento da parte del lavoratore di un sussidio pubblico per la locazione in quanto disoccupata, giacché tale circostanza potrebbe avere al più favorito il consenso del lavoratore alla mancata regolarizzazione del rapporto ma non certo impedito una attività  di tipo subordinato.

01-02-2007

n.sentenza: 2233
Illegittimità del recesso dal rapporto di lavoro di una pubblica amministrazione

L'illegittimità  del recesso dal rapporto di lavoro di una pubblica amministrazione con un dirigente della stessa comporta l'applicazione al rapporto fondamentale sottostante della disciplina dell'art. 18, L. 20 maggio 1970, n. 300, a norma dell'art. 51, comma 2, D.Lgs. 30 marzo 2001, n. 165, mentre all'incarico dirigenziale si applica la disciplina del rapporto a termine sua propria.

30-01-2007

n.sentenza: 354
Pseudo appalto di prestazioni di manodopera

Nell'ipotesi di pseudo-appalto di prestazioni di manodopera (art. 1, L. n. 1369/1960), il prestatore di lavoro non può aspirare al riconoscimento della sussistenza del rapporto di lavoro dipendente, stante il divieto di assunzione senza il concorso prescritto; ne consegue che anche ogni eventuale pretesa patrimoniale riconducibile al rapporto stesso deve ritenersi preclusa.

30-01-2007

n.sentenza: 354
Divieto di intermediazione di manodopera

Il divieto di intermediazione di manodopera sancito dall'art. 1 L. n. 1369/1960 è applicabile soltanto agli Enti pubblici per la loro attività di tipo imprenditoriale.

30-01-2007

n.sentenza: 354
Divieto di intermediazione

Il disposto di cui all'art. 1 L. n. 1369/1960 pur applicandosi nei confronti della generalità  degli Enti pubblici, si deve intendere riferito, solamente alle attività  che presentano i tipici contenuti sostanziali dell'esercizio d'impresa; ne consegue che esso non è invocabile nell'ipotesi in cui venga in considerazione l'esercizio di funzioni istituzionali, non potendo operare per le amministrazioni pubbliche non costituite in forma di azienda non esercitanti attività  d'impresa e in, ogni caso, quando il soggetto interessato assuma di avere svolto l'attività  lavorativa in favore di una Amministrazione Pubblica in correlazione ai propri fini istituzionali pubblicistici.

30-01-2007

n.sentenza: 352
Divieto di intermediazione di manodopera - Legge n. 1369/1960

Il divieto di intermediazione di mano d'opera previsto dalla L. n. 1369/1960 si estende anche agli Enti pubblici non economici solo nel caso in cui le prestazioni lavorative siano eseguite in relazione ad un'attività  imprenditoriale, sia con riferimento ad opere o servizi che possono essere appaltati a terzi, allorché la figura dell'appaltatore risulti apparente e l'Ente pubblico non economico possa ritenersi in senso lato imprenditoriale, e non anche nel caso in cui le prestazioni lavorative sono svolte in relazione ai pubblicistici fini istituzionali dell'Ente.

24-08-2006

n.sentenza: 18441
Licenziamento-Retribuzione globale di fatto

Cass. Sez. Lav. 24 agosto 2006, N. 18441

Licenziamento - Dichiarazione di illegittimità - Risarcimento del danno - Retribuzione globale di fatto - Nozione. (Legge 300/1970, articolo 18, comma 4; legge 108/1990)

La nozione di retribuzione globale di fatto, alla quale è da commisurare il risarcimento del danno spettante al lavoratore illegittimamente licenziato, deve essere intesa come coacervo delle somme che risultino dovute, anche in via non continuativa, purché non occasionale, in dipendenza del rapporto di lavoro e in correlazione ai contenuti e alle modalità  di esecuzione della prestazione lavorativa, così da costituire il trattamento economico normale, che sarebbe stato effettivamente goduto, se non vi fosse stata l'estromissione dall'azienda.

20-06-2006

n.sentenza: 14115
Licenziamento disciplinare e immediatezza della contestazione

Cass. Sez. Lav. 20 giugno 2006, N. 14115 Pres. Mileo; Rel. Lamorgese; P.M. Destro; Ric. Co.Ce.No. Scrl; Res. Se. Ma.

Lavoro - Sanzioni disciplinari lavoro - Lavoro subordinato Diritti ed obblighi del datore e del prestatore di lavoro - Libertà  e dignità del lavoratore - Sanzioni disciplinari - Principio di immediatezza della contestazione - Contenuto - Riferimento alla condotta oggetto di contestazione -Necessità  - Rilevanza del momento di irrogazione della sanzione -Esclusione - Fattispecie

Il principio di immediatezza della contestazione nell'ambito del licenziamento per motivi disciplinari, la quale si configura come elemento costitutivo del diritto al recesso del datore di lavoro, comporta che quest'ultimo porti a conoscenza del lavoratore i fatti contestati non appena essi gli appaiono ragionevolmente sussistenti, non potendo egli legittimamente dilazionare la contestazione fino al momento in cui ritiene di averne assoluta certezza. Senza dubbio, il criterio dell'immediatezza va inteso in senso relativo, poiché si deve tener conto delle ragioni che possono far ritardare la contestazione, tra cui il tempo necessario per l'espletamento delle indagini dirette all'accertamento dei fatti, la complessità  dell'organizzazione aziendale; e la valutazione in proposito compiuta dal giudice di merito insindacabile in sede di legittimità  se sorretta da motivazione adeguata e priva di vizi logici.

20-06-2006

n.sentenza: 14115
Licenziamento - Impugnazione - Risarcimento del danno dovuto al lavoratore

Cass. Sez. Lav. 20 giugno 2006, N. 14115 Pres. Mileo; Rel. Lamorgese; P.M. Destro; Ric. Co.Ce.No. Scrl; Res. Se. Ma.

Licenziamento - Impugnazione - Illegittimità - Risarcimento del danno -

Con riguardo al giudizio di appello di impugnativa al licenziamento, va ribadita la rilevabilità  d'ufficio dei fatti suscettibili al formare aspetto dell'eccezione del cd. Aliunde perceptum, sempre che l'appellato non abbia rinunciato ad avvalersene non avendovi fatto riferimento in alcuna delle proprie difese del grado, atteso che l'onere della dettagliata esposizione di tutte le sue difese (art. 436, c. 2, c.p.c.) non è assolto se nel corso del giudizio l'interessato non dimostri di volersi avvalere della specifica difesa dedotta in primo grado. Infatti, la deduzione della percezione dei redditi da parte del lavoratore illegittimamente licenziato, derivante dall'espletamento di attività lavorativa, dipendente o autonoma, non costituisce una eccezione in senso stretto ed i relativi fatti, se ritualmente allegati e provati dalla parte, sono rilevabili di ufficio, ai fini della determinazione del risarcimento spettante al lavoratore.

05-06-2006

n.sentenza: 13140
Lavoro subordinato - Inquadramento del lavoratore e accertamento delle effettive mansioni svolte

Inquadramento del lavoratore e accertamento delle effettive mansioni svolte


Cass. Sez. Lav. 5 giugno 2006, N. 13140 Pres. Mileo; Rel. Maiorano; P.M. Pivetti; Ric. Rete Ferroviaria Italiana Spa; Res. Co. Gio.


Lavoro - Lavoro subordinato - Categorie e qualifiche dei prestatori di lavoro - Mansioni svolte effettivamente - Accertamento- Criteri - Insindacabilità - Limiti- Fattispecie relativa a mansioni svolte da dipendebte della rete ferroviaria italiana Spa addetto a un magazzino


Nel procedimento logico quindi giuridico diretto alla determinazione dell'inquadramento di un lavoratore subordinato non può prescindersi da tre fasi successive, e cioé dall'accertamento in fatto delle attività  lavorative in concreto svolte, dalla individuazione delle qualifiche e gradi previsti dal contratto collettivo di categoria e dal raffronto tra il risultato della prima indagine e il tenore della normativa contrattuale. L'accertamento della natura delle mansioni concretamente svolte dal dipendente, ai fini dell'inquadramento del medesimo in una determinata categoria di lavoratori, costituisce giudizio di fatto riservato al giudice del merito ed insindacabile in sede di legittimità , se sorretto da logico ed adeguata motivazione.

14-02-2006

n.sentenza: 3121
Pubblico impiego privatizzato

Contrattualizzazione del rapporto di lavoro pubblico e competenza giurisdizionale in materia di mobbing nel periodo transitorio


Corte di Cassazione - Sezioni Unite Civili 14 febbraio 2006, n. 3121 (ord) - Pres. Carbone (Dichiara giurisdizione, Trib. Modena 14 ottobre 2002)


Giurisdizione - Giurisdizione ordinaria e amministrativa - Impiego pubblico privatizzato - Controversie - Regime transitorio - Riparto della giurisdizione - Mobbing - Comportamento illecito permanente - Cessazione della permanenza - Rilevanza. (Art. 69, co. 7, d. lgs. 30 marzo 2001, n.165)


In tema di pubblico impiego privatizzato, al fine del riparto di giurisdizione sulla base del discrimine temporale fissato dall'art. 45, co. 17, d.lgs. 31 marzo 1998, n. 80 (ora art. 69 co. 17 d.lgs. 30 marzo 2001, n. 165), qualora la lesione del diritto del lavoratore abbia origine da un comportamento illecito permanente del datore di lavoro (nella specie consistente nel denunciato compimento di una serie di atti lesivi costituenti segmento di una complessiva strategia di mobbing ancora in atto), si deve fare riferimento al momento di realizzazione del fatto dannoso e, quindi, al momento della cessazione della permanenza, con la conseguenza che va dichiarata la giurisdizione del giudice ordinario allorché tale cessazione sia successiva al 30 giugno 1998.

16-12-2005

n.sentenza:
Risarcimento del danno da illegittimo licenziamento

Corte di Appello di Roma - Sezione Lavoro 16 dicembre 2005 (ord.)- Pres. Di Stefano

Controversie di lavoro e previdenziali - Licenziamento illegittimo - Sospensione dell'esecuzione ex art. 431 c.p.c. (Art. 431 c.p.c.; art. 18 st.lav.)


La provvisoria esecuzione della sentenza con la quale il giudice di primo grano dispone, ai sensi dell'art. 18 st. lav. la reintegrazione del lavoratore illegittimamente licenziato ed il risarcimento del danno può essere sospesa con l'ordinanza di cui all'art431 c.p.c. , per l'mporto afferente la misura risarcitoria per il periodo dal licenziamento alla sentenza.

28-07-2005

n.sentenza: 15898
Licenziamento collettivo per la riduzione del personale

La nozione di contestualità  delle comunicazione nel licenziamento collettivo per la riduzione del personale
Corte di Cassazione sezione Lavoro 28 luglio 2005 n. 15898 - Pres. Sciarelli
(Rigetta, trib. Pistoia 7 settembre 2002, n. 899)


Licenziamento illegittimo- Indennità  ex art. 18, co. 5, l.n. 300 del 1970 - Originaria domanda di reintegrazione nel posto di lavoro -Richiesta in corso di causa dell'indennità  sostitutiva - Ammissibilità - Rinuncia al risarcimento del danno per le retribuzioni perse - Configurabilità - Esclusione. (Art. 18,l. 20 maggio 1070, n. 300)


La richiesta del lavoratore illegittimamente licenziato di ottenere , in luogo della reintegrazione, la indennità  prevista dal quinto comma dell'art. 18 legge n. 300 del 1970,come modificato dalla legge n. 108 del 1999 costituisce esercizio del diritto derivante dalla illegittimità  del licenziamento e riconosciuto al lavoratore dalla stessa norma di legge, secondo lo schema generale dell'obbligazione con facoltà  alternativa ex parte creditoris, ne consegue che la domanda formulata dal lavoratore in corso di causa volta ad ottenere l'indennità  in sostituzione della reintegrazione richiesta con l'atto introduttivo non viola il principio dell'immutabilità  della domanda, né implica la rinuncia al diritto al risarcimento del danno per le retribuzioni perse, dal momento del licenziamento illegittimo fino al momento in cui l'interessato, optando per la indennità  sostitutiva, ha rinunciato alla reintegrazione .

02-05-2000

n.sentenza: 5467
Agenzia

Nel rapporto di agenzia il diritto all'indennità  di scioglimento del contratto - secondo la disciplina dell'art. 1751 cod. civ. derivante dalla modifica del primo alinea del comma 1 attuata dal D. Lg. 15/2/99 n. 65 al fine di dare più fedele attuazione alla direttiva comunitaria 86/653 del 18/12/86 - è subordinato alla concorrente presenza sia del requisito della permanenza per il proponente di sostanziale vantaggi detibanti dalla attività  di promozione degli affari conseguita dallo agente, sia della rispondenza ad equità  dell'attribuzione all'agente dell 'indennità , in considerazione della circostanza del caso concreto e in particolare delle provvigioni da lui perse.

00-00-0000

n.sentenza: 1124
Verbale ispettore del lavoro - limiti probatori

I verbali degli ispettori del lavoro fanno piena prova, fino a querela di falso, oltre che della provenienza da chi li ha redatti, anche dei fatti attestati come avvenuti in presenza dell'autore del verbali, senza peraltro che tale efficacia probatoria possa estendersi alla veridicità  delle dichiarazioni raccolte o alla veridicità  del contenuto dei documenti esaminati, che possono essere liberamente contestati dai verbalizzati, con conseguente onere per l'autorità  sanzionante di provare la verità  dei fatti assunti.

00-00-0000

n.sentenza: 15627
Prospetto paga - prova

Il prospetto paga che il datore di lavoro ha tenuto a predisporre e consegnare al lavoratore all'atto della corresponsione della retribuzione non integra idonea prova dell'avvenuto pagamento delle somme ivi riportate, di tal che ove il dipendente contesti la materiale corresponsione di dette somme, il datore di lavoro ha l'onere di provare la suddetta circostanza.